LA FISICA
Ricordiamo
che Aristotele classifica come filosofie
teoretiche la Metafisica, la Fisica e la Matematica. Filosofie cioè che
studiano e ricercano per il gusto di sapere ma senza fini speculativi e
pratici.
La Fisica aristotelica si fonda su
queste convinzioni:
1.
il mondo è geocentrico. La
terra è fissa e tutti i pianeti, compreso il sole le girano attorno.
2.
La terra è
formata dai quattro elementi: terra,
acqua, aria, fuoco.
3.
Aristotele aggiunge l’Etere
Incorruttibile di cui è fatta la sfera celeste.
I 4 elementi che costituiscono il nostro mondo hanno una
loro collocazione naturale che vede la Terra al centro e poi l’Acqua protrarsi
verso il basso, mentre l’Aria e il Fuoco salgono verso l’alto. Questi sono
visti come luoghi naturali dei 4 elementi.
L’universo
fisico è perfetto, secondo Aristotele, unico, finito ed
eterno. anche finito. Infinito significa incompiuto, ma il mondo, non mancando
di nulla, è dunque finito. D’altronde, nessuna cosa reale può essere infinita,
ogni cosa esiste infatti in uno spazio e ha un limite estremo. La sfera delle
stelle fisse segna perciò i limiti dell’universo, limiti al di là dei quali non
c’è spazio. Poiché nessuna linea può protrarsi al di là del suo diametro, non
possono esistere altri mondi al di là del nostro.
Il vuoto non esiste. In natura non può esistere neppure lo “spazio vuoto”. Il
luogo, per definizione, è sempre luogo-di-qualcosa.
Questa teoria porta a negare non solo il vuoto intra-cosmico, cioè il vuoto fra
oggetto ed oggetto, ma anche il vuoto extra-cosmico, ossia il vuoto che
ospiterebbe l’universo.
Il
tempo. Per quanto riguarda il tempo,
Aristotele afferma che esso si definisce solo in relazione al concetto di
divenire, poiché in un ipotetico universo di entità immutabili la dimensione
tempo non esisterebbe. Il tempo è la misura del divenire secondo il prima e il
poi e presuppone una mente che effettui la misura. Senza la mente umana ci
sarebbe il divenire ma non la sua misura.
L’anima è oggetto della fisica in quanto forma incorporata della
materia, sostanza che informa e vivifica un corpo. Aristotele distingue tre
funzioni fondamentali dell’anima che svilupperemo meglio quando parleremo
dell’Etica di Aristotele:
la
funzione vegetativa, che è la potenza nutritiva e
riproduttiva;
la
funzione sensitiva, che comprende sensibilità e
movimento;
la funzione
intellettiva, che appartiene solo all’uomo.
La
psicologia è una parte della fisica, che studia
l’anima.
LA LOGICA
La logica per Aristotele è uno
strumento e non una disciplina a se stante. La logica infatti si occupa della
struttura del ragionamento e per questo è la base di ogni scienza particolare.
Ci sono dei principi generali del pensiero e del ragionamento che non si
possono violare, pena la non correttezza dei ragionamenti stessi e quindi delle
singole scienze. La logica di Aristotele non è convenzionale ma si basa sulla
struttura stessa della realtà. Ricordiamo che per la mentalità dei Greci il Pensiero rispecchia sempre l’Essere e
questa è una affermazione fondamentale per la Filosofia Classica, che è una
Filosofia Realista
"La
verità dei concetti e dei ragionamenti è basata sulla realtà delle cose, cioè
sulla loro Sostanza".
Col nome di Logica intendiamo gli scritti raccolti
successivamente (in era cristiana) nel titolo complessivo di Òrganon - in greco, "strumento" – e che
si raggruppano nella Logica del Concetto,
nella Logica della Proporzione e
nella Logica del Ragionamento.
Logica del Concetto
I concetti sono gli oggetti del
discorso, cioè i mattoni fondamentali del ragionamento. Ad ogni
concetto corrisponde un ente della realtà. Il concetto di una cosa esprime
l'essenza della cosa stessa, rappresentabile attraverso una definizione.
L'unione di uno o più concetti forma la proposizione.
I concetti hanno due caratteristiche:
1. estensione = capacità di un concetto di riferirsi ad un certo numero di cose. Il numero di cose a cui può riferirsi il concetto può essere più o meno ampio; ad esempio: il concetto di "animale" è più esteso del concetto di "uomo" poiché gli esseri umani sono in numero minore rispetto alla totalità degli animali.
2.
comprensione = numero di caratteristiche
specifiche che rientrano nella definizione del concetto; ad esempio, il
concetto di uomo contiene le caratteristiche di "animale" e di "animale
razionale".
Un Concetto, più realtà comprende, più
è ampio. Ad esempio il concetto di Animale lo posso applicare a tutti gli
animali compreso l’uomo. Ma se mi riferisco al Concetto di Animale Razionale,
il cerchio si stringe solo sull’uomo.
Estensione e comprensione sono inversamente proporzionali:
più aumenta l'estensione e più caratteristiche specifiche definiscono il
concetto, più diminuisce la comprensione e minore è il numero di enti cui il
concetto si riferisce.
I
Concetti si dispongono secondo una scala di maggiore o minore universalità.
Ogni concetto è una SPECIE (cioè un Contenuto)
di un concetto più universale e un GENERE (cioè un Contenente), contenente appunto un concetto meno universale. Una specie
di Matrioska di concetti.
Prendiamo
per esempio un Quadrilatero (figura bianca nel mezzo), esso contiene il
concetto di Quadrato (che ha 4 lati), ma a sua volta fa parte del concetto più
ampio di Poligono (figura chiusa fra più lati uguali).
A
questo proposito mettiamo a fuoco il Genere e la Specie.
Genere
= l'ambito più generale possibile a cui un concetto può appartenere. Il genere
ha meno caratteristiche ma è riferibile ad un ampio numero di soggetti. Quindi
ha una comprensione minore ma una vasta estensione. Es. il Poligono.
Specie
= ambiti più
ristretti che dividono il genere al suo interno attraverso differenze
specifiche. Le differenze specifiche non sono altro che differenze che
distinguono tra loro concetti che appartengono allo stesso genere. La specie ha
più caratteristiche ma è riferibile a un limitato numero di soggetti. Si può
dire che ha una comprensione maggiore ma una estensione ridotta. Es. il
Quadrato.
Specie
|
Altro
esempio: gli Animali son una Specie degli Esseri viventi che sono a loro volta
Genere degli Esseri terrestri i quali sono una specie degli Animali.
Genere
e specie sono collegate e fanno parte di ogni definizione. Usando la coppia
genere-specie, ogni volta che definiamo un ente lo colleghiamo al suo genere
prossimo e ne indichiamo al tempo stesso la differenza specifica.
Ai
due estremi della scala dei concetti (che corrisponde alla scala degli enti)
troviamo:
a. sostanze
prime
(individui) = massima comprensione e minima estensione;b. categorie (generi sommi dell'essere) = massima estensione e minima comprensione.
Logica delle Proposizioni
Le Proposizioni : sciolgono o collegano
due o più concetti. Sono chiamati anche enunciati apofantici o dichiarativi.
Per Aristotele fra le forme del pensiero, studiate dalla logica, e le forme
della realtà, studiate dalla metafisica, esiste un rapporto necessario.
Partiamo dalle frasi che costituiscono asserzioni, cioè le frasi dichiarative, che hanno la particolarità di essere le uniche che possono essere dichiarate Vere o False. Tutte le altre, come le preghiere, gli interrogativi ecc. non possiamo considerarle come logiche, cioè di loro non si può dire che sono false o che sono vere.
Di una asserzione invece posso dire se
è vera o falsa. Se dico che fuori piove
posso immediatamente verificare se questa affermazione è vera o falsa.
Ci sono comunque diversi tipi di
proposizioni.
Proposizioni di Qualità, Affermative o Negative a seconda se mettono insieme o disgiungono un predicato e
un soggetto.
Tutti
gli uomini sono mortali = Proposizione affermativa
Gli
uomini non sono quadrupedi = Proposizione negativa
Proposizioni di Quantità, Universali o Particolari a seconda che si riferiscono a tutti gli enti di una
determinata classe o ad una sola parte di essi.
Tutti
gli uomini sono mortali = Proposizione Universale.
Alcuni
uomini sono bianchi =
Proposizione Particolare.
La
logica, secondo Aristotele, deve trattare principalmente delle proposizioni Dichiarative-Assertive (Apofantiche), dal
greco apophainein che significa “far
conoscere”, “mostrare”. Nelle proposizioni dichiarative conta il criterio di
verità e falsità. Solo il linguaggio dichiarativo ha una struttura che ricalca
la struttura della realtà: la logica riflette la metafisica.
Il Quadrato Logico
Il Quadro logico è un o schema
elaborato nel Medio Evo per aiutarci a capire la logica Aristotelica in merito
alle proposizioni universali e particolari positive e negative e per
comprendere la sua affermazione che i
contrari non sempre si escludono a vicenda.
In esso troviamo queste lettere con questi significati:
A=
proposizione universale affermativa;I = proposizione particolare affermativa. [A e I: lettere ricavate da adfirmo (= io affermo), AdfIrmo]
E = proposizione universale negativa;
O = proposizione particolare negativa. [E e O: lettere ricavate dal verbo nego (= io nego), nEgO]
Esempi:
Tutti
gli uomini sono bianchi = Universale Affermativa (A)
Nessun
uomo è bianco =
Universale Negativo (E)
I contrari per Aristotele, non si
escludono a vicenda. Se dimostro la falsità di una proposizione non è detto che
il suo contrario sia il vero.
Se dimostro che è falsa
“nessun
uomo è bianco” [Universale Negativa (E)],
non per questo ho dimostrato che è vera
la sua contraria, cioè
“tutti
gli uomini sono bianchi” [Universale
Affermativa (A)].
Questo avviene solo con le frasi
contraddittorie.
“tutti
gli uomini sono bianchi” [Universale
Affermativa (A)]
è contraddittoria all’affermazione che
“alcuni
uomini non sono bianchi” [Particolare
Negativa (O)].
Se dimostro che è falsa l’affermazione
“alcuni
uomini non sono bianchi” [Particolare
Negativa (O)]
ho dimostrato che è vera la sua
contraddittoria
“tutti
gli uomini sono bianchi” [Universale
Affermativa (A)].
Quindi solo le contraddittorie: se una
è vera l’altra è necessariamente falsa.
Esempi di approfondimento del quadrato logico
Le diverse
combinazioni portano a stabilire determinate relazioni tra le proposizioni:
1.
CONTRADDITTORIE = due proposizioni che non possono essere entrambe vere o
entrambe false.
Sono
contraddittorie le coppie:
*A e O; A = tutti gli uomini sono felici; O = qualche uomo non è felice;
*E e I; infatti:
E = nessun uomo è felice; I = qualche uomo è felice;
Queste due coppie
di frasi sono differenti sia per qualità che per quantità
2. CONTRARIE
= due proposizioni che non possono essere entrambe vere, ma possono
essere ambedue false.
Sono entrambe
universali (= la stessa quantità) ma differiscono per qualità (=
affermativa o negativa)
A ed E sono
contrarie; A: tutti gli uomini sono
felici; E: nessun uomo è felice.
3. SUB-CONTRARIE
= sono due proposizioni particolari che differiscono per qualità (affermativa e
negativa). Possono essere entrambe vere e non c'è contraddizione.
I e O sono sub-contrarie;
I: qualche uomo non è felice; O = qualche uomo è felice.
4.
SUBALTERNE = due proposizioni che differiscono per quantità ma hanno la stessa
qualità. La verità dell'universale implica, include la verità della particolare
ma non succede il contrario.
Sono
subalterne:
*
A e I; A: tutti gli uomini sono felici
(implica che) I: qualche uomo è felice
ma non funziona l'inverso. Infatti, dal fatto che qualche uomo sia felice non
se ne deduce che tutti gli uomini siano felici;
*E
e O; E: nessun uomo è felice (implica
che) qualche uomo non è felice ma non è valida l'implicazione opposta.
Il quadrato logico di Boezio
Boezio
nel Medio Evo elaborò questo Quadrato logico che può aiutarci a capire meglio
quanto appena appreso.
Logica del ragionamento
Il ragionare avviene quando si
collegano fra di loro singole proposizioni.
Se la singola proposizione è vera o è falsa, non c’è ragionamento. Il ragionamento è chiamato in causa
quando si collegano fra loro più proposizioni, cioè fatte alcune premesse segue
necessariamente una conclusione.
La proposizione vera è quella che
rispetta la realtà. La verità del pensiero è come stanno le cose nella realtà.
Questo per i greci e per Aristotele è la base indispensabile per qualunque
ragionamento. Il pensiero rispetta
sempre l’essere.
Il Sillogismo
Il sillogismo è il ragionamento per
eccellenza. Il sillogismo è la struttura di come ragioniamo.
Ragionamento: un discorso in cui, poste
alcune premesse, segue necessariamente qualcos’altro per il semplice fatto che
quelle sono state poste” (Analitici primi).
Schema tipico di un
sillogismo: se M è in A e B è in M, allora B sarà in A. Facendo un esempio
concreto si ponga che M è l'insieme dei dolci, B quello delle torte e A quello
degli alimenti: tutti i dolci sono alimenti e tutte le torte sono dolci per cui
ne consegue che tutte le torte sono alimenti.
Il
sillogismo (dal greco syllogismòs, formato da syn,
"insieme", e logismòs, "calcolo": quindi,
"ragionamento calcolato e concatenato") è un tipo di ragionamento
dimostrativo che fu teorizzato per la prima volta da Aristotele, il quale, partendo dai tre tipi di
termine "maggiore" (che funge da predicato nella conclusione),
"medio" e "minore" (che nella conclusione funge da soggetto) classificati in base al rapporto
contenente - contenuto, giunge ad una conclusione collegando i suddetti termini
attraverso brevi enunciati o premesse.
La
forma di sillogismo più comune è il sillogismo categorico (solitamente per
sillogismo si intende quello categorico). Le proposizioni che compongono un
sillogismo categorico possono essere:
- universali
affermative ("Tutti gli A sono B"),
- universali
negative ("Nessun A è B"),
- particolari
affermative ("Qualche A è B"),
- particolari
negative ("Qualche A non è B").
Per esempio:
Premessa
maggiore: Ogni animale è mortale
Premessa
minore: Ogni uomo è
animale
Conclusione:
Ogni uomo è
mortale
Termini: Mortale estremo maggiore
Animale termine
medio
Uomo estremo
minore
Premessa maggiore Tutti gli uomini sono mortali
Premessa minore Tutti i greci sono uomini
Conclusione Dunque tutti i greci sono mortali
Nell'esempio
in questione, uomo, mortale e greco sono termini (rispettivamente medio,
maggiore e minore)
Un
secondo esempio più significativo può essere:
Premessa maggiore Ogni animale è mortale
Premessa minore Ogni uomo è animale
Conclusione Dunque ogni uomo è mortale
Il
termine medio è l'elemento grazie al quale avviene l'unione e funge da
connessione fra gli altri due; questo perché il termine medio (l'animale) da
una parte è incluso nel termine maggiore (mortale) e dall'altra include in sé
il termine minore (uomo).
Un
sillogismo è considerato valido se questo è logicamente valido. La validità di
un sillogismo non dipende dalla verità delle affermazioni che lo compongono. Sicché
il sillogismo:
- ogni animale
vola
- l'asino è un
animale
- dunque l'asino
vola
è
valido, anche se le frasi che lo compongono non sono vere. Un metodo, o
definizione rozza, che spesso viene usata, è dire che "un sillogismo è
valido se ogni sillogismo della stessa forma che contiene proposizioni vere
conclude correttamente". Questo metodo tuttavia non ha dignità logica, in
quanto, seppur funzionante, non utilizza alcuna "logica". Un
sillogismo che contiene tutte proposizioni vere può essere riconosciuto non
valido, anche se vero.
Es.:
- Gli dei sono immortali
- Gli uomini non sono dei
- Dunque gli uomini non sono immortali.
Tale
sillogismo è non valido logicamente, anche se tutte le proposizioni sono vere,
e questo è possibile capirlo non andando a permutare tutte le possibili frasi
vere che mantengono la struttura del sillogismo, ma ragionando logicamente. Gli
dei sono immortali [frase vera] ci dice che gli dei appartengono alla categoria
degli immortali. Di tale categoria non sappiamo nulla, e nulla dice che questa
sia composta solo da dei. Gli uomini non sono dei [vera] ma questo non esclude
il fatto che essi possano essere immortali pur rimanendo non dei. In sostanza,
la validità di un sillogismo è una caratteristica intrinseca della logica che
in esso è contenuta. Non è necessario iterare finché non si evidenzia che da
due proposizioni vere ne scaturisca una falsa per provarne la validità, ma
basta studiarlo attentamente e evidenziarne l'illogicità, come fatto
nell'esempio precedente. Le meccaniche logiche dei sillogismi sono
riconducibili a quelle delle condizioni Necessarie e Sufficienti, capisaldi
della logica moderna. Se una delle premesse è falsa, la conclusione è
necessariamente falsa; viceversa, la verità di entrambe le premesse non implica
che la conclusione sia vera. Se però il sillogismo è valido, da due premesse
vere deriva necessariamente una conclusione vera. Se entrambe le premesse sono
false generalmente la conclusione è falsa, ma talvolta può essere vera
accidentalmente (es: tutti gli uomini
sono uccelli, tutti gli uccelli sono mammiferi, quindi tutti gli uomini sono
mammiferi).
L’ETICA
« La dignità non
consiste nel possedere onori ma nella coscienza di meritarli. »
|
L'etica di cui tratta Aristotele attiene
alla sfera del comportamento (dal greco ethos), ossia
alla condotta da tenere per poter vivere un'esistenza felice. Coerentemente
con la sua impostazione filosofica, l'atteggiamento più corretto è quello che
realizza l'essenza di ognuno. Ne consegue l'identificazione di essere e valore: quanto più un ente realizza la
propria ragion d'essere, tanto più esso vale. L'uomo in particolare realizza
se stesso praticando tre forme di vita: quella edonistica, incentrata sulla cura del corpo,
quella politica, basata sul rapporto sociale con
gli altri, e infine la via teoretica, situata al di sopra delle altre,
che ha come scopo la conoscenza contemplativa della verità.
Le tre modalità di condotta vanno
comunque integrate fra loro, senza privilegiare l'una a discapito dell'altra.
L'uomo infatti deve saper sviluppare e assecondare armonicamente tutte e tre
le potenzialità dell'anima che contraddistinguono il proprio
essere o entelechia (Il
termine entelechia è stato coniato da Aristotele per designare la sua particolare
concezione filosofica di una realtà che ha iscritta in se stessa la meta
finale verso cui tende ad evolversi. È infatti composto dai vocaboli en
+ telos, che in greco significano "dentro" e
"scopo", a significare una sorta di "finalità
interiore"), e da Aristotele identificate con:
|
- l'anima vegetativa, comune anche
alle piante
e agli animali, che attiene ai processi nutritivi e riproduttivi;
- l'anima sensitiva, comune agli animali,
che attiene alle passioni
e ai desideri;
- l'anima razionale, che appartiene
soltanto all'uomo,
e consiste nell'esercizio dell'intelletto.
Sulla base di questa tripartizione,
Aristotele individua il piacere e la salute come scopo finale dell'anima
vegetativa, risultante dall'equilibrio tra gli eccessi opposti, evitando ad esempio
di mangiare troppo, o troppo poco.
Virtù etiche
All'anima sensitiva egli assegna
invece le cosiddette virtù etiche, che sono abitudini di comportamento acquisite
allenando la ragione a dominare sugli impulsi, attraverso la ricerca del «giusto
mezzo» fra estreme passioni. Ad esempio il coraggio è l'atteggiamento mediano da
preferire tra la viltà e la temerarietà. Essendo l'uomo un «animale sociale»,
l'equilibrio è ciò che deve guidare i suoi rapporti con gli altri; questi
devono essere improntati al giusto riconoscimento degli onori e del prestigio derivanti dall'esercizio delle cariche
pubbliche.
Le diverse virtù etiche sono quindi tutte riassunte dalla virtù della giustizia.
Virtù
dianoetiche
All'anima razionale infine
Aristotele assegna le cosiddette virtù dianoetiche, suddivise in calcolative e scientifiche.
Le facoltà calcolative hanno
una finalità pratica, sono strumenti in vista di qualcos'altro: l'arte (tèchne) ha un fine
produttivo, la saggezza
o prudenza (phrònesis) serve a dirigere
le virtù etiche, oltre a guidare l'azione politica. Se queste virtù vanno perseguite
in vista di un bene più alto, alla fine tuttavia deve pur sussistere un bene da perseguire per sé stesso.
Le facoltà scientifiche,
mirando alla conoscenza disinteressata della verità, non si
prefiggono appunto nessun altro obiettivo al di fuori della sapienza in sé (sophìa). A questa
virtù suprema concorrono le due facoltà conoscitive della gnoseologia (La
gnoseologia, dal greco "gnòsis",
«conoscenza», + "lògos",
«discorso», chiamata anche teoria della conoscenza, è quella branca
della filosofia che si occupa dello studio della conoscenza): la scienza (epistème), che è la
capacità della logica
di compiere dimostrazioni; e l'intelligenza (nùs), che fornisce i
princìpi primi da cui scaturiscono quelle dimostrazioni.
Aristotele introduce così una concezione
della sapienza intesa come "stile
di vita" slegato da ogni finalità pratica, e che pur rappresentando
l'inclinazione naturale di tutti gli uomini solo i filosofi realizzano a pieno,
mettendo in atto un sapere che non serve a nulla, ma proprio per questo non
dovrà piegarsi a nessuna servitù: un sapere assolutamente libero.
La contemplazione della verità è quindi un'attività fine a sé
stessa, nella quale consiste propriamente la felicità o eudaimonìa (L'eudemonismo
è la dottrina
morale
che riponendo il bene nella felicità la persegue come un fine naturale della vita umana), ed è quella che
distingue l'uomo dagli altri animali rendendolo più simile a Dio, già definito da Aristotele come «pensiero
di pensiero»,
pura riflessione autosufficiente che nulla deve ricercare al di fuori di sé.
« Se in verità
l'intelletto è qualcosa di
divino in confronto all'uomo, anche la vita secondo esso è divina in confronto alla vita umana. » (Aristotele, Etica
Nicomachea)
|
L'etica di
Aristotele, che pone l'accento sul «giusto mezzo» come via maestra per
diventare persone felici e armoniche, segue da vicino i dettami della scienza medica greca, basata similmente sull'equilibrio e la moderazione. Allo
stesso modo, le tre possibili forme politiche dello Stato (monarchia, aristocrazia, e democrazia) devono guardarsi dall'estremismo delle loro rispettive
degenerazioni: tirannide, oligarchia e oclocrazia (forma di governo in
cui le decisioni sono prese dalle masse).
Finalismo
Il concetto aristotelico di Finalismo
si può esprimere partendo da un semplice esempio. La matita che ho in mano mi può servire per
aprire una busta, oppure per scarabocchiare un quaderno durante una lezione
noiosa, oppure per segnare sull’agenda a che ora c’è la partita in TV, oppure
ancora per prendere appunti di Filosofia, oppure ancora per scrivere una tesi
di laurea.
Questo vuol dire che
c’è una gerarchia di fini, che non sconvolgono per nulla la matita e tantomeno
io che la uso, ma che comunque possono essere classificati dal più banale al
più elevato e nobile.
All’estremo di questa
classifica c’è il fine massimo, un fine sommo al quale la matita tende (e per
il quale è stata fatta e voluta).
Riportiamo questo
ragionamento sull’Uomo che è l’essere che più di ogni altro ci interessa, e
riflettiamo su queste affermazioni:
1.
Ogni arte, ogni ricerca, come pure ogni azione ed ogni scelta
è fatta in vista di un FINE.
2.
Ogni ente tende ad un Fine e si realizza in
quel Fine.
3.
Il fine di quell’ente è anche il suo bene,
perché è la sua realizzazione.
4.
Il fine e il bene coincidono.
5.
Il bene è ciò a cui ogni cosa tende.
6.
Ogni cosa tende a sviluppare compiutamente
la propria essenza (e a lottare contro
gli ostacoli che eventualmente le impediscono di raggiungerla).
7. Per
l’Uomo riuscire ad essere se stesso è la Felicità (bene massimo e fine ultimo).
8. Il
bene dell’Uomo è la Felicità (che è il suo bene supremo) Il Fine massimo e il Bene massimo
è essere Felici.
La Felicità
Ma cosa si intende per
Felicità?
Si tratta ora di
definire cos’è la Felicità. Aristotele ci dice che la Felicità è quando l’uomo
fa bene l’opera sua, quando realizza bene il suo fine, la sua essenza.
Il fine di un fornaio
è fare bene il pane,
il fine di un
violinista è suonare bene il violino,
il fine di un
costruttore è costruire bene una casa,
ma ci deve essere un
fine che accomuna il fornaio, il violinista e il costruttore che va oltre il
produrre bene quello che ciascuno sa fare, ma un Fine in quanto Uomo.
Qual è il fine più
alto che accomuna gli uomini e che permette agli uomini di realizzare quello
che loro sono?
Qual è l’essenza
dell’Uomo? Qual è l’opera che permette di realizzare il vero bene dell’uomo ovvero
la sua felicità?
l’opera propria dell’Uomo è l’attività dell’Uomo secondo
ragione e propriamente l’attività dell’anima razionale secondo virtù.
È necessario conoscere l’essenza dell’uomo, ovvero ciò che
rende l’Uomo Uomo e l’opera che sviluppa compiutamente tale essenza.
« Se in verità l'intelletto è qualcosa di divino in confronto
all'uomo, anche la vita secondo esso è divina in confronto alla vita umana.».
“La
saggezza può esser fatta conseguire ai giovani tramite l'educazione
che i saggi, o quelli ritenuti tali dalla collettività, impartiranno anche
con l'esempio concreto della loro condotta.
Da
questi modelli il giovane apprenderà che le virtù etiche consistono nella
capacità di comportarsi secondo il "giusto mezzo"
tra i vizi ai quali si contrappongono (ad esempio il coraggio
è l'atteggiamento mediano da preferire tra la viltà e la temerarietà), sino a
conseguire con l'abitudine un abito spontaneamente
virtuoso”.
La più importante delle virtù etiche è la Giustizia.
« Se in verità
l'intelletto è qualcosa di divino in confronto all'uomo, anche la vita
secondo esso è divina in confronto alla vita umana.»
« La virtù è una
disposizione abitudinaria riguardante la scelta, e consiste in una medietà in
relazione a noi, determinata secondo un criterio, e precisamente il criterio
in base al quale la determinerebbe l'uomo saggio. Medietà tra due vizi,
quello per eccesso e quello per difetto»
Le virtù dall’intelligenza in su vengono considerate le
virtù tipiche del filosofo che si eleva dal sensibile, staccandosi dalle cose
al di fuori di lui che sono mutabili e molteplici, per riflettersi nel divino
grazie alla sua intelligenza, scienza e sapienza
|
“Ma
una tale vita sarà superiore alla natura dell’uomo, infatti non in quanto
uomo egli vivrà in tal maniera, bensì in quanto in lui vi è qualcosa di
divino. Giacché in confronto alla natura dell’uomo l’intelletto è qualcosa di
divino, e anche la vita conforme a esso sarà divina in confronto alla vita
umana. Non bisogna perciò seguire quelli che consigliano che, essendo uomini
si attenda a cose umane e, essendo mortali, a cose mortali, bensì, per quanto
è possibile, bisogna farsi immortali”.
(Etica Nicomachea)
Da qui si evince
cosa intende Aristotele per Felicità dell’Uomo. L’uomo quindi è felice quando
contempla il divino.
|
Altre frasi celebri:
·
“È a causa del sentimento della meraviglia che
gli uomini ora, come al principio, cominciano a filosofare”
·
“Chi vuole comandare deve saper servire”
·
“Gli inferiori si ribellano per essere
uguali e gli eguali per essere superiori. Questo è lo stato d’animo da cui
nascono le rivoluzioni”
·
“Sono amico di Platone, ma sono ancor più
amico della Verità”
·
“La dignità non consiste nel possedere
onori, ma nella coscienza di meritarli”
la Libertà
Per Aristotele la Libertà è la possibilità di scegliere
se aderire alla natura che esiste o di rifiutarla. Cioè la libertà di scegliere di essere virtuosi o di essere viziosi. Ogni
essere ha la sua natura, ha il suo fine.
Utilizzare la matita
per aprire una busta è usarla impropriamente (è contro natura), la sua natura
ci dice che il suo vero fine è scrivere (per questo qualcuno l’ha realizzata). La
natura c’è, esiste, e va riconosciuta, c’è un principio per natura di ogni
cosa. La Libertà sta nello scegliere di andare verso la natura delle cose e
degli esseri o di non riconoscerle e rifiutarle. È tutto sommato un’idea di
giustizia. Siamo nel campo dell’Etica, cioè dell’agire, del realizzare. Tutta
la cultura occidentale nasce dall’accettazione di questi presupposti.
La libertà vista dal modernismo di oggi
La Modernità nascerà
invece per negare questi presupposti e per affermare che il bene di ogni essere
non va ricercato nella natura, usando la propria razionalità, ma che l’Uomo
deve essere libero di definire lui stesso, non la natura, qual è, e cosa è, il
bene di volta in volta a seconda delle circostanze e del proprio tornaconto o
comodità o piacere. Libertà assoluta, accettazione di più verità, sofferenza e
ribellione per qualunque riferimento ad una Verità unica e assoluta valida per
tutti. L’unico assoluto sono io, il mondo gira intorno a me. Il mio fine e il
mio bene lo decido io.
Se per esempio
l’utilità delle cose o degli esseri prevale come etica, il fine di tutto sarà
l’utilità. È bene ciò che è utile, è male ciò che è inutile. Lavorare sodo e
fare soldi è utile ed encomiabile, un bambino, un vecchio o un ammalato non è
utile, anzi è un costo, meglio eliminarlo. L’utilità non è di per sè una cosa
negativa, ma lo diventa se utilizzata come discriminante etico, come scusa per approvare
delle ingiustizie.
I dati
fondamentali del pensiero di Aristotele.
Aristotele si muove
partendo dalla Sostanza, o meglio dalla scoperta della Sostanza.
Il dualismo che
Platone aveva introdotto tra il mondo invisibile delle idee e quello visibile
della realtà viene qui definitivamente superato, sciogliendo un nodo non da
poco.
Il mondo è popolato o
costituito da sostanze (persone, cose, piante, animali, oggetti, ecc.).
Rivediamo il concetto.
La
sostanza (sub
stantia in latino, ousia in
greco) è l'essente, ciò che esiste di per sé, sussiste autonomamente, non ha
bisogno di appoggiarsi ad altri termini. L' accidente, invece, è qualcosa "che capita o non capita"
“che accade o non accade” a qualcuno o a qualcosa, come l'essere bruno o
biondo, alto o magro etc. Le principali differenze fra sostanza e accidenti
sono tre: la Sostanza è autonoma, mentre gli accidenti hanno bisogno di
"appoggiarsi" necessariamente a un altro termine; gli accidenti
possono avere un grado, la sostanza no ("più buono, meno buono"; ma
non esiste "più Socrate, meno Socrate"); gli accidenti possono anche
avere un contrario (bello-brutto), la sostanza no; non esiste il contrario di Socrate.
Esiste una gradualità
di valore tra le sostanze a ragione della maggiore perfezione del loro essere e
al vertice di questa gradualità di perfezioni c’è la Sostanza per eccellenza
che è Dio.
Dio è la Sostanza per
eccellenza perché il suo essere è un Ente alla massima perfezione cioè è
l’Essere stesso.
“Ipsum esse per se subsitens”, che ha in se la ragione del proprio
essere. questa Sostanza è talmente perfetta in se stessa da non aver bisogno di
modalità accidentali in cui realizzarsi. Dio
è Sostanza pura. Non ha bisogno di qualificazioni di alcun genere (luogo,
colore, forma, ecc.). È Sostanza infinita, eterna, immutabile.
Ma come sono i suoi
rapporti con le altre sostanze che invece hanno bisogno dei loro attributi
(accidenti) per essere reali? Egli è in
sommo grado, in maniera infinita quelle perfezioni di cui gli enti partecipano
e che si riassumono tutte in queste:
1.
L’Unità,
2.
la Verità,
3.
la Bontà,
4.
l’Ordine e
5. la
Bellezza
che Aristotele chiama
i Trascendentali, cioè le proprietà
che sono inseparabili dall’essere supremo e coincidono con il suo stesso essere
(cioè non sono attributi, non sono cose che si aggiungono). Dio non ha il Bene,
ma è la Bontà, Dio non ha il Vero, ma è la Verità, Dio non è Bello, perché è la
Bellezza.
Gli Enti, pur
partecipando del divino, dell’eterno e dell’immenso vivono un processo di
trasformazione e possono farlo perché passano dalla Potenza all’atto. Sono cioè
sempre nella possibilità di passare ad essere qualcos’altro. Il passaggio da un
atto ad un altro atto attraverso la potenzialità.
Il movimento, come si
realizza negli enti? Si realizza perché hanno alle loro spalle una causa che li
spinge, una Causa efficiente, e
hanno davanti a loro un punto di arrivo a cui tendono e che è la Causa finale. Questo è possibile perché
in ogni ente c’è un principio di identità e c’è un principio di anonimato: la
Forma e la Materia.
In che cosa consiste
la felicità dell’Uomo, anzi dell’Uomo e dell’Umanità?
Qual è il punto di
arrivo di questa felicità?
Nel Benessere?
Necessario certamente, ma non sufficiente.
Il Benessere è il
soddisfacimento di alcune delle cose di cui abbisogna l’uomo, ma la
soddisfazione dell’uomo in quanto uomo vuole il soddisfacimento di tutte le sue
esigenze, la perfezione di tutte le sue esigenze e di tutte le sue
potenzialità. Queste hanno il loro vertice nella vita contemplativa dell’intelletto.
La Felicità dell’Uomo è la sua perfezione. La perfezione dell’uomo consiste nel
dare la sua piena espansione alla sua capacità contemplativa e intellettuale,
cioè la comprensione della realtà, la comprensione dell’Uomo, la comprensione
del Mondo, la comprensione di Dio e la loro relazione.
Aristotele e il matrimonio
Interessante è il
pensiero di Aristotele sul matrimonio e sulla famiglia: “l’amicizia tra marito e moglie è naturale: l’uomo, infatti, è per sua
natura più incline a vivere in coppia che associarsi politicamente, in quanto
la famiglia è qualcosa di anteriore e più necessario dello stato”. Per Aristotele i fini del matrimonio sono: 1.
L’aiuto reciproco, 2. I figli (Etica nicomachea, 1162 16 e ss.). Già prima del
Cristianesimo quindi, e non solo Aristotele, ma anche gli Stoici e i Pitagorici
e poi Seneca e Cicerone, sostenevano che le uniche unioni lecite fossero quelle
all'interno del matrimonio e finalizzate alla procreazione.
Questo è il pensiero
di Aristotele, il più utile, il più datato (2.500 anni) e ancora insuperato per
la perfezione dell’essere umano.
RIFLESSIONI di don Claudio Crescimanno
Enorme pregio di
Aristotele e quello di essersi fatto carico della storia del pensiero dei primi
tre secoli che lo hanno preceduto, permettendoci di fare tesoro di questa
meravigliosa storia della ricerca della verità dell’Uomo che pensa e che si
chiede i perché delle cose e di se stesso. Altra considerazione è che queste
problematiche così ben catalogate si ripresenteranno per tutta la storia
successiva fino ai nostri giorni. Problematiche che ruoteranno intorno al
triplice oggetto della filosofia, cioè alla riflessione che l’Uomo fa su di se,
su Dio e sul Mondo.
Aristotele su queste
domande dà una soluzione complessiva, armonica e a tutt’oggi insuperata.
Aristotele spiegato ai ragazzi
Enciclopedia dei ragazzi (2005) di Stefano De Luca
Aristotele:
La mente filosofica più universale dei Greci
Se il filosofo è colui che 'ama il sapere', Aristotele ‒ vissuto
in Grecia nel 4 secolo a.C. ‒ ne ha rappresentato la massima
incarnazione. La sua attività di ricerca è stata prodigiosa: si è occupato di metafisica, fisica, biologia, psicologia, etica,
politica, poetica, retorica e logica, lasciando in ognuno di questi campi
un'impronta indelebile. A questa immensa mole di ricerche Aristotele ha dato
inoltre una veste sistematica, creando una vera e propria 'enciclopedia del
sapere' che ha dominato la cultura occidentale sino al 17 secolo
Dall'Accademia al Liceo
Entrato a 17 anni nell'Accademia platonica, Aristotele vi rimase per
vent'anni, confrontandosi con le più grandi menti del tempo. I rapporti con il maestro
non furono sempre facili: Platone ammirava il giovane allievo ‒ lo aveva soprannominato
'l'intelligenza'‒ ma a volte si scontrava con lui per le critiche che questi
gli rivolgeva. Alla morte di Platone Aristotele lasciò l'Accademia e iniziò un periodo di viaggi,
durante i quali insegnò in varie città, si sposò e fece da precettore al futuro
Alessandro Magno.
A 50 anni tornò ad Atene e fondò una sua scuola, detta Liceo (perché vicina al tempio di Apollo
Licio) o Peripato (dal
termine greco perìpatos, "passeggiata"), perché
spesso Aristotele faceva lezione passeggiando per i vialetti del giardino. Ben
presto il Liceo divenne più famoso dell'Accademia: è al suo interno che prese
forma l'enciclopedia del sapere, articolata in scienze teoretiche, pratiche e
poietiche (dal verbo greco poièin, "fare"), rispettivamente
finalizzate alla conoscenza, all'azione e alla produzione.
Platone e Aristotele visti da Raffaello
Aristotele sentì il bisogno di fondare una sua scuola perché
aveva elaborato una filosofia diversa da quella del maestro. Queste due
'scuole' diedero origine al più celebre dualismo della cultura occidentale,
quello tra platonici e aristotelici. Il modo migliore per comprenderne il
significato è quello di osservare uno splendido affresco dipinto da Raffaello nel 1509, la Scuola d'Atene. Il grande pittore italiano
colloca i due filosofi al centro della scena: Platone leva la mano in alto,
indicando il cielo, mentre Aristotele la stende davanti a sé, indicando la
terra. I due filosofi si guardano come se stessero dialogando, mentre al loro
fianco si collocano i seguaci, lungo linee simmetriche e opposte.
La mano di Platone si volge al cielo, cioè alle idee, perché
considera imperfetta e inferiore la realtà di questo mondo: nelle idee egli
cerca un modello e un criterio di giudizio. Aristotele, invece, è affascinato
dalla varietà del mondo: il suo gesto indica la terra, cioè la realtà, di cui
indaga con meraviglia ogni aspetto, mosso dal desiderio di capire e spiegare.
Per Platone il filosofo sarà dunque essenzialmente un educatore e un politico,
il cui compito consiste nell'indicare al mondo 'come deve essere'; per
Aristotele, invece, il filosofo sarà in primo luogo uno scienziato, il cui
scopo è spiegare la realtà 'così come è', nella sua inesauribile varietà.
Metafisica
Secondo Aristotele l'uomo è spinto a filosofare, cioè a
conoscere, dalla meraviglia che gli enigmi grandi e piccoli della realtà
suscitano in lui. E se ogni scienza particolare arreca felicità, perché
scioglie qualche enigma, la metafisica offre la più alta forma di felicità, perché risponde alle
domande più profonde dell'uomo. Si tratta, infatti, della scienza teoretica per
eccellenza: essa non studia un aspetto particolare della realtà ‒ come la
fisica e la matematica, che studiano il movimento e la quantità ‒ ma la realtà nel suo complesso, di
cui ricerca le cause ultime. Anche i primi filosofi avevano cercato il
"principio" di tutte le cose (in greco arché),
ma lo avevano individuato in un'unica causa, mentre secondo Aristotele ogni
cosa è quello che è per una molteplicità di cause (materiali, formali,
efficienti e finali). Celeberrimo è l'esempio della statua. La sua causa materiale è il marmo; la sua causa formale, ciò che fa assumere al
marmo quella determinata forma, cioè l'idea che sta nella mente dell'artista;
la causa efficiente è l'azione dello
scalpello che modifica il marmo; la causa
finale è il fine per cui è stata fatta, che può essere il desiderio di
gloria o il bisogno di denaro.
Fisica
Quella di Aristotele ‒ vista con gli occhi del fisico moderno ‒ è una fisica 'ingenua', basata cioè sull'esperienza comune. Stando a quest'ultima, la Terra sembra
stare ferma, mentre il Sole si muove nel cielo; inoltre i corpi celesti, a
differenza di quelli terrestri, sembrano rimanere uguali e si muovono
circolarmente. Partendo da queste osservazioni Aristotele elabora una
concezione geocentrica e disomogenea dell'Universo. Geocentrica, perché la
Terra sta immobile al centro dell'Universo, mentre il Sole e i pianeti le
ruotano attorno. Disomogenea, perché si basa sulla distinzione tra due zone:
quella celeste (dalla luna in su), nella quale i corpi sono eterni, immutabili
e si muovono di moto circolare, e quella sublunare (dalla luna al centro della
Terra), nella quale i corpi sono mutevoli, composti da elementi (terra, acqua,
aria, fuoco) e caratterizzati dal moto rettilineo. Tale moto è dovuto alla
naturale tendenza dei corpi verso il loro 'luogo naturale', come dimostra il
fatto che le pietre, composte di terra, cadono verso il basso, mentre le bolle,
composte d'aria, vanno verso l'alto. Tale concezione dell'Universo, ripresa da
Tolomeo, dominò sino al 16 secolo.
Etica
Etica e politica sono scienze pratiche: esse sono infatti
finalizzate a individuare il bene, affinché i singoli uomini e gli Stati
agiscano in modo giusto. Occupandosi del mutevole mondo umano, esse offrono un
sapere meno certo, ma non meno importante, delle scienze teoretiche. La
riflessione etica di Aristotele parte dal problema della felicità: tutti gli
uomini la considerano il bene supremo, ma ognuno la intende a modo suo. Occorrerà,
dunque, stabilire, in primo luogo, in cosa consista veramente la felicità. Ora,
poiché la felicità consiste nel realizzare al meglio il proprio compito (il
musicista, per esempio, è felice quando compone una bella musica, il medico
quando guarisce l'ammalato), la felicità dell'uomo consisterà nel vivere
secondo ragione, giacché è la ragione che lo distingue da tutti gli altri
esseri viventi.
Le virtù consisteranno, dunque, nell'uso della ragione, sia per
esprimerne al meglio le potenzialità (virtù intellettuali) sia per controllare
gli istinti e le passioni (virtù etiche, dal greco éthos "comportamento"). Queste
ultime consistono nello scegliere il giusto mezzo tra due eccessi opposti, come
il coraggio tra la viltà e la temerarietà o la generosità tra l'avarizia e la
prodigalità. Tutte le virtù etiche, sottolinea Aristotele, sono
"abiti", cioè disposizioni ad agire in modo equilibrato che si
rafforzano tramite l'esercizio.
Politica
L'uomo, secondo Aristotele, è un animale naturalmente socievole.
Soltanto vivendo in società gli uomini possono realizzare le loro potenzialità,
così come gli organi possono vivere soltanto all'interno del corpo. Ma questa
concezione non deve condurre alla negazione delle differenze individuali.
Aristotele rifiuta il comunismo teorizzato dal suo maestro, perché ritiene che
abolendo la proprietà privata non solo non sparirebbero i mali della convivenza
umana, ma sorgerebbe una società economicamente povera e spiritualmente grigia.
L'unità sociale nasce invece proprio dalla compresenza delle differenze, così
come nella musica l'armonia scaturisce dalla varietà degli accordi e dei toni.
Quanto alle forme di governo, se Platone preferiva l'aristocrazia (il governo dei migliori, che a suo parere erano i sapienti),
Aristotele preferisce la politìa, (da polìtes "cittadino"), ossia il
governo della maggior parte dei cittadini, perché è convinto che l'insieme dei
cittadini giudichi meglio di alcuni individui eccellenti. Chi è, si chiede
Aristotele, il miglior giudice di un pranzo? Il cuoco, che è un esperto, o gli
invitati? Gli invitati, perché le capacità di giudizio dei singoli si sommano
tra di loro e finiscono per superare quelle dell'esperto. Perché la politìa funzioni è però necessario che si
formi un'ampia classe media, né troppo ricca, né troppo povera.
Aristotele e l'arte
Platone considerava pericolosa l'arte perché allontana l'uomo
dalla verità - essa infatti imita la realtà, che è una copia imperfetta delle
idee - e perché rappresenta passioni negative. Per Aristotele, invece, imitare
il mondo reale non è affatto un difetto; quanto alle passioni, è vero che
l'arte ne suscita di forti, come la pietà o il terrore, ma lungi dal farle
esplodere aiuta piuttosto gli uomini a liberarsene (catarsi).
Nessun commento:
Posta un commento